
Dolores O’Riordan vs Alanis Morisette
Mentre io scoprivo il rap, l’hip hop e l’rnb, che diventarono il ritmo pulsante dei miei vent’anni, la mia generazione ascoltava il rock. Io non ero da rock, io ero da pop, il mio primo amore; e l’hip hop degli anni ’90 fu il mio secondo amore, quello maturo, quello ragionato.
I miei amici e compagni invece ascoltavano il rock. Lo cantavano e lo suonavano: primi fra tutti i Guns ‘n’ Roses, se non ti piacevano i Guns eri un essere inutile; poi i Metallica, se eri un po’ più duro, e poi arrivò il Grunge, con i Nirvana, e lì non ce ne fu più per nessuno.
Io non ce la facevo, non era roba per me, l’unico Rock che ascoltavo erano gli Aerosmith: ero innamorata, e ancora lo sono, di Steven Tyler e della sua voce e le canzoni mi piacevano da impazzire, ma, chissà perché, gli Aerosmith non erano abbastanza fighi, non come i Nirvana, i Guns e i Metallica.
Poi accadde qualcosa: arrivarono i Cranberries e Alanis Morissette e, non so perché, quel cavolo di rock per me aveva una ventata di freschezza e di carica, che gli altri se la sognavano; anche perché, nel frattempo, uno di loro era morto, Kurt Kobain, e gli altri erano un po’ bolliti o fatti, e avrebbero passato un periodo di riposo, per recuperare forza ed ispirazione.
I Cranberries erano forti, facevano rock… eppure mi piacevano.
Alanis Morissette era grandiosa, faceva rock…. eppure mi piaceva.
Per l’esattezza alternative rock e post grunge. Infatti ai puristi del rock, quello duro, quello Metal, quello che incendia letteralmente i palchi, non piacevano: troppo poco incazzati, troppo deboli, troppo donne… credo.
Anche Janis Joplin e Joan Jett erano donne, eppure avevano detto molto sulla scena rock anni ’70 e ‘80; io credo che Dolores O’Riordan e Alanis Morisette potrebbero essere considerate le loro legittime discendenti, ovviamente della scena anni ‘90. Non tanto per la quantità di produzione musicale, quanto piuttosto per l’energia, la rabbia e la carica, che portavano nella voce e sul palco.
Dolores e Alanis, due nomi tanto particolari, così poco sentiti, e molto dolci entrambi, che non facevano certo pensare a due leonesse del rock, tanto scatenate. Piccole entrambe, di una bellezza raffinata e, soprattutto, dotate di una voce incredibilmente potente e cristallina.
Dolores, addirittura, fu definita l’usignolo del rock. Aveva un canto che sembrava provenisse direttamente dalle alte e fredde vette dell’Irlanda, dalle quali proveniva, da quei luoghi avvolti quasi dal mistero, da quei boschi popolati da folletti e creature magiche.
Ecco, lei sembrava un elfo o forse lo era davvero: occhi azzurri, di ghiaccio, pelle di luna e un aspetto etereo.
Non era da sola, erano un gruppo, una band, ma se non avessero avuto lei, come frontwoman, sicuramente non sarebbero diventati tanto famosi e le canzoni non sarebbero state tanto belle.
Alanis invece camminava da sola; anche lei piccola, minuta, tutta riccioli, veniva dal Canada, un paese che non si sentiva spesso, nel mondo della musica. Lei componeva tutto da sola e creava delle canzoni che sembravano vere poesie: ricche di parole e cariche di significato. Nulla a che vedere con il facile pop, che ai tempi stava scivolando rovinosamente in produzioni di scarsa qualità.
Testi complessi e rime difficili, ma tremendamente interessanti.
Finalmente qualcosa di interessante, almeno per me… ma anche per tanti altri, perché queste due piccoline spaccarono la scena, decisamente!
Rock, rock vero, non metal, non pop rock, no, rock e basta: chitarre elettriche… tante, batteria… parecchia e bella tosta, basso… nemmeno quello mancava e un tocco di flauto traverso o di armonica per Alanis, che addolciva la melodia.
Rabbia, disperazione, energia, voglia di rivalsa, di rispetto, contestazione, senso critico e incazzatura quanto basta. Drammi personali, storie vere, sofferenze per il proprio popolo e il proprio paese. Insomma, cose serie, da raccontare al mondo e da urlare a tutti coloro che volessero ascoltare, quello che queste due nuove principesse dark avessero da dire.
Canzoni per niente ballabili, a quello ci pensava la techno, che imperversava nelle discoteche. No, non si balla, si salta piuttosto, ma non ci si perde in facili melodie, si ascolta nelle cuffie e ci si concentra su un mondo appena uscito dalla caduta del Muro di Berlino e dal crollo dell’Unione Sovietica da un parte, e su un mondo, non molto diverso, d’oltreoceano, fatto di corruzione, disillusione e assetato di verità.
Urlavano entrambe, urlavano con voci squillanti, cantavano a squarciagola la forza, l’energia e la rabbia delle nuove generazioni, desiderose di scrollarsi di dosso, la falsità degli anni precedenti.
I giovani di quella generazione le ascoltavano e si riconoscevano in quei testi, in quella rabbia, in quella voglia di giustizia; ma non era solo la rabbia tipica dell’adolescenza, c’era qualcosa di più.
Janis Joplin e Joan Jett avevano cantato la rabbia e le lotte degli anni ‘70, la voglia di rivoluzione, ma nelle loro voci non mancava mai la speranza, la consapevolezza che un mondo migliore sarebbe arrivato.
Non era così per queste nuove principesse dark: i suoni e le voci avevano una rabbia profonda, malinconica, di chi non riesce a perdonare di essere stato tradito, ingannato, sia dalle persone care, che da coloro che avrebbero dovuto essere dei simboli o dei modelli da seguire.
Corti capelli con taglio da maschio per una, quasi a volersi privare di un’identità femminile, che avrebbe distolto l’attenzione da quello che voleva raccontare.
Una cascata di riccioli per l’altra, un po’ spettinati, a mo’ di figlia dei fiori, per la stessa ragione, perché il look davvero non era importante, al look non si pensava affatto! Solo rock!
Primi album di successo, un’esplosione per entrambe: nelle radio non si sentiva altro, tutti cantavano quelle melodie, provavano accordi, sapevano a memoria strofe difficilissime da imparare, si passavano testi e cd o cassette.
“Zombie” era quasi un tormentone, “You learn” era in testa a tutte le classifiche.
Il secondo album fu per entrambe una sorta di studio, entrambi più cupi, più ricercati, ma comunque di grande successo e con molti significati.
Il terzo: la maturazione artistica e il raggiungimento della vera arte. Meno istintivo, più studiato, più maturo, ma davvero di qualità, sia per l’una che per l’altra.
Gli album successivi: meno successo, meno arrabbiati, meno genuini, meno guidati dall’istinto forse e più ricercati. Sicuramente entrambe hanno avuto un graduale spostamento di stile verso il pop, che probabilmente serviva alla casa discografica che le produceva, per allargare la fascia di compratori e aumentare le vendite.
Personalmente, nonostante fossi un’amante del pop, non ho apprezzato questo cambio di stile.
Successivamente, come si erano accese, si sono spente. Quando Alanis ha realizzato la cover di Seal, “Crazy”, ho capito che qualcosa era cambiato profondamente e forse lei si era un po’ persa. Oppure ero cambiata io e le mie esigenze, i miei gusti, o, ancora, quello che mi aspettavo da lei.
Poi però nello stesso periodo, all’interno della sua raccolta di successi, che celebra i suoi primi dieci anni di carriera, viene pubblicato un inedito, un gioiello, “Sister blister” https://www.youtube.com/watch?v=O0-EdLiBTtU, una di quelle rarità, che, chissà perché, passa in sordina. Ma è una sorta di canto del cigno per me, tanto che ricorda la forza dei precedenti album, che non ho più trovato invece nei successivi.
E non mi ha nemmeno incantato con “Guardian”, uscita qualche tempo dopo, che è stato un successo; forse non era più per me, mi sembrava qualcosa di già sentito. Insomma Alanis mi aveva abituato troppo bene!
Nel frattempo i Cranberries fanno uscire una raccolta dei loro precedenti album, segno a volte non positivo, che una band sta perdendo un po’ la sua energia, oppure che la casa discografica ha bisogno di prodotti, da mettere sul mercato.
Ma dopo poco la band decide di prendersi un periodo di pausa e Dolores fa un album da solista, dove però sembra aver perso tutta la carica con cui l’avevamo conosciuta. “Ordinary day” non era male, ma non era certo “Fee Fi Fo” https://www.youtube.com/watch?v=9BV3YTATaBc o “Electric Blue” https://www.youtube.com/watch?v=IhMmba1BTxc, per nominarne due meno famose.
Dopo alcuni anni vi fu una reunion della band, ma anche in questo caso il livello, seppur buono, non era certo quello al quale avevano abituato i fan.
Per me si era chiusa una parabola fantastica; entrambe hanno continuato e hanno fatto buoni pezzi, ma non c’era più quella magia. forse stanche di essere arrabbiate, forse spremute dalla industria discografica, forse con la voglia di un po’ di freschezza e leggerezza, che il rock non ti dà, non ti permette.
Una delle due ha seguito la sorte di Janis Joplin: Una perdita enorme per noi che l’abbiamo amata e, per anni, abbiamo sperato che tornasse la forza della natura, che era stata. Forse è lassù tra i boschi brumosi e verdi della sua Irlanda, sempre più eterea, in mezzo a quelle figure fantastiche, che popolano le misteriose storie del gelido nord.
L’altra si è un po’ smarrita o non ne ha semplicemente più tanta voglia; in realtà è probabile che abbia trovato una serenità, dovuta anche al passare degli anni, che la rende meno arrabbiata e quindi anche meno battagliera.
Siamo contenti per lei, ma noi fan egoisti siamo sempre in attesa di un ritorno, magari più maturo, forse meno cinico, ma pur sempre graffiante!
In ogni caso grazie Dolores e Alanis, ci avete regalato dei gioielli, che non verranno mai dimenticati!