
Sanremo? Non lo voglio!
Sono nata nell’era del: “sì Sanremo lo guardo, certo che lo guardo, per forza che lo guardo, figurati se non lo guardo!”.
Sono cresciuta nell’era del: “Sanremo?! Ma che sei matta, ma io non lo guardo, mi fa orrore… magari, così, solo un pezzo, ma per vedere chi c’è”.
Sono diventata grande e l’era ormai era quella di: “sì, beh, Sanremo lo guardo ogni tanto, giusto per vedere chi gira, ma non mi interessa”.
Adesso sono abbastanza matura per dire: “Sanremo non lo voglio, non così, non lo guardo, nemmeno se mi pregano!”.
Ma che ci ha fatto Sanremo a noi italiani?!
Sanremo è lo spartiacque della musica in Italia, che spacca in due il paese, tutti gli anni a febbraio, e crea due fazioni: quella del “Sì lo vedo” e quella del “No, non lo vedo” e poi, come al solito in Italia, ci sono gli indecisi, che sono probabilmente la maggioranza, quelli del, per citare un Moretti d’annata, “mi si nota di più se lo vedo o se non lo vedo?”, ovvero quelli che non sanno se vergognarsi di più a vederlo o a non vederlo.
Con Sanremo è sempre una battaglia tra sensi di colpa e vergogne, per noi italiani; ci sono coloro che dichiarano fieramente di non vederlo, perché pensano che sia un brutto programma e poi perché “non fa figo” vederlo, e quelli che, lancia in resta, si dichiarano pronti a sostenerne l’importanza ed anche la bellezza, nonostante gli anni e la fatica.
Ma la cosa strana è che, se per caso non vedi abitualmente Il grande fratello o L’isola dei famosi, “è una scelta tua”; se non ti piace La prova del cuoco o Il commissario Montalbano, “…beh, son gusti!” Ma Sanremo… “Sciagura a te, o peccaminoso spettatore, che rifiuta il prodotto cucinato in patria!”, come se dicessi che non ti piace la pizza… esilio da domani!
Ogni anno a dir la verità il programma va a caccia di share come andasse a caccia di voti e la caccia dei voti in Italia, si sa, è sempre una cosa molto imbarazzante; gli organizzatori fanno di tutto per accaparrarsi il maggior numero di spettatori: abbiamo avuto in passato ospitate internazionali più o meno discutibili e alcune davvero imbarazzanti, ma nel complesso molti soldi per richiamare cantanti esteri sono stati spesi, bene o meno… lascio a voi l’ardua sentenza.
Si dice sia un’ottima vetrina per i cantanti italiani, ma molti italiani lo guardano per vedere quelli che vengono dall’estero e sono poco interessati alle canzoni in gara.
Ogni anno viene ricercato un presentatore più capace di quello dell’anno precedente, da mettere alla gogna, ma spesso il paragone viene fatto con gli unici due che sapevano come comportarsi: Pippo Baudo e Mike Bongiorno. Poco importa che Pippo non sapesse l’inglese, se la cavava bene comunque.
Dopo loro, tanti hanno tentato, per sfida, perché non c’era nessun altro, per ego smisurato o per soldi; più o meno falliscono tutti; o meglio, a parte grandi scivoloni di pochi, gli altri si barcamenano tra figuracce e imbarazzi, che riempiono la stampa dei giorni prima e di quelli dopo e regalano argomenti “usa-e-getta” per l’autobus, la metro e il pianerottolo, quando ci si incontra per buttar la spazzatura.
Sanremo è un carrozzone, che tutti gli anni si trascina sempre più vecchio e stanco sul palco del Teatro Ariston: grasso, bolso, spiumato e pure un po’ ubriaco. I suoi tempi d’oro sono finiti ormai da anni, ma, come un vecchio zio scapolo e spiantato, che si trascina in casa nostra e mangia a sbaffo, lo sopportiamo stancamente, per sentirci più buoni, e cerchiamo anche di farlo divertire.
I concorrenti, perché così ancora si chiamano nel 2020, come se fossero ad un quiz tv, sono un misto tra vecchie, vecchissime glorie, che non ce la fanno a stare a casa a guardare gli altri, e giovani aitanti con l’aria del “adesso te lo rinnovo io Sanremo e vedrai che ci divertiamo”, che puntualmente vengono risucchiati dal vortice di stanchezza e finiscono nel calderone della noia.
Le vecchie glorie sono inguardabili, irriconoscibili, imbarazzanti e pure un po’ indecenti; non ci sarebbe nulla di male a consegnare lo scettro alle nuove generazioni, ma ormai siamo arrivate alla quinta, sesta generazione che aspetta lo scettro e loro sono ancora lì attaccate, che sorridono con qualche lembo di pelle riappiccicato, aspettano i mazzi di fiori, ormai rattrappiti anche quelli, e non si levano dal palco, finché qualcuno non le accompagna fisicamente fuori dai piedi.
Sono molto stronza e violenta con queste “vecchie glorie”, lo so, ma le ho amate moltissimo in gioventù e proprio non sopporto di vederle ridotte così adesso, non le trovo affatto dignitose!
I giovani talenti mi avviliscono, non trovo mai nulla di entusiasmante, nulla di davvero creativo o sorprendente; persino quelli che già cantano e non sono esattamente di primo pelo portano a Sanremo il peggio del loro repertorio, non si capisce perché.
La scenografia, che una volta era il fiore all’occhiello del programma, è andata persa; per cambiare le cose è diventata buia, scura, in alcune edizioni persino nera: un Sanremo dark da far accaponare la pelle.
Non parlo da giornalista che non sono, da critico musicale che non sono, ma da spettatrice, che sono stata per troppi anni, purtroppo; e so che il mio giudizio è condiviso da molti e vale quanto quello di altri: non mi piace più, sono anni che mi delude e non lo guarderò!
E se quest’anno fosse diverso? Se quest’anno fosse più bello, o, meglio, meno brutto?
Le premesse non sono scoppiettanti per me: i cantanti in gara sono glorie del passato e giovani promesse, come al solito, quindi nulla di nuovo; lo scandalo c’è già stato, come al solito, anzi due: un polverone alzato dal presentatore di turno e uno dalla scelta artistica di un concorrente, che si proclama alternativo.
Non sono curiosa per nulla, non mi interessa, non sono nemmeno interessata alla polemica, che, ovviamente, ne è seguita; certo è che mi delude il fatto che dobbiamo sempre avere uno scandalo, che inviti la gente a mettersi davanti alla tv.
Insomma credete che quest’anno riuscirò a non vederlo e a passare la settimana intera indenne? O mi cadrà il dito sul tasto del telecomando e poi comincerò a lamentarmi?!
Non so… alcuni dicono che vada visto, perché è il programma più importante della tv di Stato, come il fatto che dovremmo comprare auto Fiat, perché prodotte dal nostro paese. Personalmente penso che nel nostro confusissimo paese siamo ancora in grado di produrre cose migliori, sia nel campo dei programmi tv, che nel campo automobilistico e, se così non fosse, direi che sarebbe meglio aspirare a qualcosa di più alto e spronare noi stessi a darci da fare, per non cadere nello squallore e nella mediocrità.
Non conosco molto il campo delle auto e non mi pronuncio, diciamo che nel campo musicale e dello spettacolo sono più ferrata e so bene che gli italiani sanno fare molto più di questo.
Basta vecchi carrozzoni quindi e squallidi programmi tv infiniti, tanto da occupare la prima e la seconda serata, con un’accozzaglia di cantanti, presentatori, figure di passaggio, che cercano minuti di notorietà impagabili.
Basta con finti scandali e sciocchezze di cui la tv è ricolma, se abbiamo bisogno di intrattenimento basso e grasso sappiamo dove trovarlo, senza andare a scomodare la musica.
Basta finti rapper per modernizzare la scena del melodico italiano; basta “melodico”, con quello strascico pesante che stancamente si porta dietro, ché se lo chiamassimo finalmente pop non faremmo torti a nessuno ed anzi gli daremmo una spolveratina, che gli farebbe solo bene. Tanto la casalinga di Voghera adesso lavora da mattina a sera, sottopagata e con un contratto a progetto, e non ha più bisogno di Al Bano, a ricordarle il suo amore di giovinetta.
Per quelli che non si rassegnano all’uscita di scena di Claudio Villa, c’è “Il Volo“, che ancora resiste con tenacia e contamina con fierezza la musica leggera, con il gusto démodé delle arie liriche; personalmente trovo l’operazione ancora più insopportabile della contaminazione mal riuscita con la trap, ma dal successo che continuano ad avere, credo di non essere in grande compagnia.
Vorrei crederci un’altra volta, vorrei che la “novità” di Vasco Rossi, che scrive per Irene Grandi, fosse davvero una novità e non vorrei ritrovarmi a sperare che la nuova canzone sia bella, moderna e solare come è stata “La tua ragazza sempre”, per rimanere poi puntualmente delusa e realizzare che purtroppo invecchiamo tutti. https://www.youtube.com/watch?v=KPR8c5sek4M
Io cambio canale questa volta, probabilmente non farò l’intellettuale e non vedrò qualche bel film culturalmente importante, che mi arricchisca; quasi sicuramente vedrò altra tv spazzatura, magari proveniente dall’estero, magari in onda su una tv non di Stato… oppure spegnerò la tv, accenderò la radio e cercherò una stazione che trasmetta musica bella, quella che piace a me, quella che non ha bisogno di passare da Sanremo per essere ascoltata, quella che molti italiani sanno fare!